Binari dispari, senza senso, eppure…
Noam Chomsky disse: “Leggere un libro non significa solo sfogliare le pagine. Significa riflettere, individuare le parti su cui tornare, interrogarsi su come inserirle in un contesto più ampio, sviluppare le idee. Non serve a niente leggere un libro se ci si limita a far scorrere le parole davanti agli occhi dimenticandosene dopo dieci minuti. Leggere un libro è un esercizio intellettuale, che stimola il pensiero, le domande, l’immaginazione.”
Io sono più terra terra, non so controllare la forma della parola (l’ho imparata 5 minuti fa sta cosa della forma), sono un po’ depresso, soffro di palesi crisi ossessive compulsive, so cosa significa comprare decine di libri alla volta che resteranno ferme sugli scaffali per anni, so cosa significa amare qualcosa e poi esserne disgustato, so cosa significa stare alzati fino a tarda notte ogni notte alla ricerca di qualcosa che non c’è, so cosa significa leggere due libri la settimana e poi stare senza leggere per anni.
la dico in un altro modo.
Un libro è come un cibo prelibato ad un costo irrisorio. L’alta accessibilità forse ci spinge ad un consumo spasmodico ingordo compulsivo del piatto, e poi di un altro e poi ancora. Dopo un po’ non ci importerá neppure più della qualità del piatto. Ne vogliamo solo di più, piú velocemente. Lo vogliamo più economico, più accessibile. E così diventiamo obesi.
Ecco, diventiamo obesi di libri, mai sazi, ma vuoti, senza saper discernere ne apprezzare, senza vero nutrimento. Se il corpo resta senza vero nutrimento ne chiederà ancora, ad un certo punto il nostro cuore, invece, dirà basta.