Leggi un libro. Mettiti in ascolto.
Un altro libro è finito. Un altro viaggio tra emozioni e riflessioni su questo treno oramai solo virtuale.
Non ricordo come sono arrivato a questo libro. In questo periodo di lockdown ho perso i miei punti di riferimento, e tutto è andato all’aria. Liste, propositi, angoli di lettura. Non che mi lamenti de “La vita sessuale delle gemelle siamesi” di Irvine Welsh. Tutt’altro. È stata una piacevole scoperta. Non quel che si dice una lettura rilassante, ma mi ha fatto riflettere sul mondo delle dipendenze psicologiche e non, come non mi era mai capitato prima. Per esempio, mi vanto spesso di essere riuscito a smettere di fumare definitivamente a luglio del 2009. Eppure non riesco neppure a moderarmi nel consumo, spesso smodato e disordinato, di cibo.
Probabilmente l’origine delle due dipendenze è diversa. Presumo che quella del (mio) fumo fosse superficiale. Il cibo, invece, nasce da altro che non so, o non voglio, identificare. Il romanzo di welsh va ben oltre queste semplici riflessioni e prova a rappresentare un balletto più complesso.
Tutto parte da due gemelle siamesi, nate e cresciute unite dal torso in giù, rimangono comunque due individui distinti. Crescono in simbiosi fisica e psicologica, ma – crescendo – arrivano al momento del confronto con necessità e convinzioni individuali contrastanti. Ci si aspetta che siano bravissime nell’arte del compromesso. Ma se il problema fosse più profondo, esistenziale? se, ad esempio, toccasse la sfera sessuale? Se una volesse restare vergine, mentre l’altra volesse esplorare la sessualità ? Come raggiungere un compromesso senza cadere nella violenza, nell’abuso verso l’una o verso l’altra? Dove finisce il diritto di autodeterminazione, di essere liberi, e quello del rispetto degli altri. Mi viene da pensare che mai come in questo periodo di COVID, questo tema sia attuale.
Il libro, però, non è un saggio sulle gemelle siamesi dell’arkansas. La vicenda delle gemelle è solo uno spot introdotto nella narrazione, per sottolineare momenti particolari, ed introdurre riflessioni sugli equilibri tra le persone, sui compromessi e sugli abusi subiti o inflitti consapevolmente o meno.
Il libro, invece, parla di due donne: Lena e Lucy, un’artista e una personal trainer, che insieme ad altri comprimari ci parlano di autostima, dipendenza, sorprusi, manipolazione, dei rapporti funzionali e disfunzionali, autonomi e dipendenti, individualisti e complementari. Più che di persone, di personalità. Forse di maschere. O meglio: di cappotti.
Mentre leggevo continuavano a girarmi per la testa un po’ di domande.
Mostriamo ciò che facciamo? Facciamo ciò che siamo? Siamo quello che facciamo? Sappiamo cosa siamo? E sappiamo perché lo facciamoUno spot introdotto nella narrazione risposte sul lettino dell’analista. Oppure si può scoprire la verità su noi stessi affrontando situazioni estreme?
E di storie etreme, paradossali forse anche grottesche, il libro ne è pieno.
Il libro è narrato in prima persona dalle due protagoniste. Ognuna racconta la propria storia. Alcuni racconti narrano la stessa situazione dai due punti di vista. Gli altri esplorano aspetti indipendenti delle protagoniste. Non si può comprendere la storia senza leggere le due versioni, e non si possono comprendere le versioni senza conoscere le storie individuale delle protagoniste.
Il risultato è sorprendente: Tutti i personaggi sono ben definiti, con una loro identità precisa, al punto da vederli li davanti a noi.
Il linguaggio è quello tipico di welsh (trainspotting). Una forte impronta umoristica permea anche le situazioni più drammatiche. Un po’ di parolacce, e si, troverete anche un po’ di sesso, ma niente di che. Se siete suscettibili alle questioni di peso corporeo, potreste trovare fastidiose (o stimolanti ?) alcune parti, che sono comunque funzionali al messaggio del libro.
Il balletto delle due protagoniste mi ha coinvolto. Ad un certo punto ho pensato fosse una boiata, ma alla fine tutto acquisce un suo perché. Un romanzo scritto bene, con un grande ritmo, e belle riflessioni. a volte un po’ troppo buonista per i miei gusti, ma altrettanto tagliente in molte altre circostanze.
A me è piaciuto.