Ricordando …
Il Capolinea era un locale jazz della vecchia Milano. Lo trovavi sul naviglio, direzione Abbiategrasso, lontano dalla moda e dalla mondanità di Porta Ticinese, dalla darsena e da Porta Genova. Ci dovevi andare apposta al Capolinea, cercarlo nella nebbia, come Chet Baker.
Lo scoprii in quel locale, sulla copertina di un disco. “at Capolinea”, registrato nel 1983, in una formazione quasi tutta Italiana: Bruno Martino (Piano), Bruno Brighetti (paroliere), Nicola Stilo(chitarra e flauto), Riccardo dal Frà (basso), JJ Johnson (trombone), Leo Mitchell (batteria), Diane Vavra (sax). Chet Baker è l’immagine di un trombettista senza denti, gli occhi spiritati, come un bambino nato già vecchio. Un’anima delicata e tormentata del jazz americano. Come del resto è la sua musica. Nella mia playlist è vicino a Nina Simone, non per affinità musicale, ma per quella sofferenza che ti avvolge ad ogni ascolto. La tromba di Chet non è mai invadente, sussurra in una confessione continua. E l’intimità è la dimensione dove riesce a essere il migliore di tutti. In un’intervista disse che doveva tutto a Charlie Parker, che lo scelse tra migliaia di altri in un’audizione, validandolo come musicista e come uomo. La droga lo distrusse, come tanti nel mondo del jazz. Oggi sarebbe il suo compleanno (23 dicembre 1929 – 13 maggio 1988).